Che succede ai prezzi di benzina e gasolio? Gli aumenti sono giustificati o siamo in presenza di speculazioni? Per provare a illustrare come stanno le cose partiamo da un comunicato del Codacons, sigla che sta per Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori. Ebbene, il Codacons si è rivolto all’Antitrust “chiedendo di aprire un’istruttoria per la possibile fattispecie di intesa anticoncorrenziale. Vogliamo capire se all’interno della filiera dei carburanti - leggiamo nel comunicato del Codacons - ci siano cartelli, accordi o altre strategie vietate dalla legge tese a far salire immotivatamente i listini di benzina e gasolio alla pompa. Al netto dell’aumento delle accise deciso dal Governo, che non ha prorogato lo sconto di 18,3 centesimi, l’incremento dei prezzi registrato negli ultimi giorni presso i distributori di tutta Italia sembra non rispondere all’andamento delle quotazioni petrolifere”. Il Codacons prende in esame il Brent, il petrolio grezzo di riferimento a livello mondiale: “Prendendo in esame solo le ultime settimane – si legge sempre nel comunicato - si scopre che il Brent in due mesi ha subito un deprezzamento del -25,5%, passando dai 99 dollari al barile del 7 novembre 2022 agli attuali 73,7 dollari. Situazione analoga per il Wti (un tipo di petrolio prodotto in Texas) che passa dai 92,5 dollari al barile di novembre ai 78,6 dollari di oggi (-15%). Anche rispetto al 30 dicembre 2022, ultimo giorno di rilevazioni per l’anno passato, quando il petrolio chiuse a 80,26 dollari al barile, le quotazioni sono in calo del -8,2%”.
Insomma, il prezzo del petrolio cala e il prezzo dei carburanti sale: com’è possibile? “A fronte di tale crollo delle quotazioni – leggiamo ancora nel comunicato del Codacons - e al netto del rialzo delle accise, i prezzi di benzina e gasolio stanno salendo ad una velocità eccessiva, al punto che in modalità servito il diesel arriva a sfiorare i 2,5 euro al litro in autostrada”. Da qui la risposta del Codacons che, dopo la denuncia a Procure e Guardia di Finanza, ha presentato “un formale esposto all’Antitrust, chiedendo di aprire una pratica per possibile cartello anticoncorrenza nel settore dei carburanti, e di acquisire presso tutti gli operatori della filiera la documentazione utile a capire se siano in atto manovre speculative per far salire in modo ingiustificato i listini alla pompa”. C’è anche una dichiarazione del presidente del Codacons, Carlo Rienzi. “Chiediamo al Governo di estendere gli ambiti di applicazione della legge 231 del 2005 che vieta gli aumenti eccessivi dei prezzi al dettaglio nel settore agroalimentare, introducendo lo stesso principio anche al comparto dei carburanti e definendo in modo certo e preciso il ‘prezzo anomalo’, ossia la percentuale massima di aumento dei listini oltre la quale scatta l’illecito sanzionabile in base alle leggi dello Stato. Abbiamo deciso inoltre di lanciare un boicottaggio nazionale dei distributori più cari, invitando gli automobilisti italiani a verificare i prezzi sul proprio territorio, anche attraverso le apposite app che segnalano i gestori più convenienti, e a non fare rifornimento presso le pompe che applicano prezzi eccessivi. Al tempo stesso chiediamo ai consumatori di inviarci le foto dei distributori che praticano per benzina o gasolio prezzi superiori ai 2 euro al litro, per le segnalazioni del caso alle autorità competenti”.
In effetti, il prezzo di 2,50 euro al litro in autostrada è una ‘furbata’ che dovrebbe essere evitata. Se si arriva a tanto è perché – come sanno tutti – il 90% delle merci in Italia ‘viaggia’ sui mezzi gommati, per non parlare dell’alto numero di cittadini che, ogni giorno, per lavoro, sono costretti a percorrere le autostrade. E siccome, statisticamente, ogni giorno un certo numero di camionisti e di cittadini è costretto a fare rifornimento di carburante nelle autostrade, ecco che chi gestisce tali distributori ci guadagna. Per il resto, va detto che la situazione cambia da luogo a luogo: nelle città ci sono distributori di carburante che propongono prezzi ‘salati’ e altri che propongono prezzi più bassi. Ci sono distributori dove il prezzo di benzina o gasolio serviti sono maggiori del prezzo self service e distributori dove il prezzo è lo stesso. Giustissime le denunce del Codacons. I cittadini hanno l’opportunità di difendersi, cercando il distributore dove il carburante costa meno e, soprattutto, evitando di fare rifornimento di carburante in autostrada.
Ultime due considerazioni. Prima considerazione: forse è il caso di chiedersi perché il Governo di Giorgia Meloni ha deciso di non prorogare lo sconto di 18,3 centesimi. E’ evidente che il Governo è in difficoltà pur avendo fatto approvare dal Parlamento una manovra 2023 che non ha creato un solo euro di nuovo debito. I problemi derivano dal fatto che il Governo ha difficoltà ad emettere nuovi Btp, perché con l’aumento dei tassi di interesse disposti dalla Banca Centrale Europea (BCE) i titoli di Stato italiani sono meno convenienti per gli investitori. E siccome nell’Unione europea dell’euro la moneta è a credito, ecco che per lo Stato italiano sta diventando difficile reperire liquidità. Uno scenario che potrebbe aggravarsi se la BCE dovesse decidere di aumentare ancora i tassi di interesse. Seconda considerazione: al netto delle speculazioni, il prezzo del carburante è aumentato lo stesso e siccome, come già ricordato, la stragrande maggioranza delle merci, in Italia, ‘viaggia’ sui mezzi gommati, l’aumento del prezzo dei carburanti fa aumentare i prezzi di tutti gli altri prodotti. Si crea nuova inflazione, la BCE alza i tassi di interesse per contenere l’inflazione, i Btp italiani diventano sempre meno convenienti e la situazione economica e finanziaria, per l’Italia, rischia di complicarsi.
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